E’ una pratica di pensiero di gruppo che nasce nell’ambito della Philosophy for Children, un curriculum educativo elaborato da Matthew Lipman con l’aiuto di Ann Sharp a partire dagli anni ’70 e oggi diffuso in tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Cina, dal Messico a tutti i paesi europei. Consiste in una discussione approfondita intorno a un tema significativo. Il tema potrà essere deciso in partenza oppure, più classicamente, identificato dal gruppo stesso a partire da uno o più stimoli (testi, immagini, scene di film, brani musicali) offerti dal facilitatore.

Ciò che contraddistingue questa metodologia è un impianto pedagogico ed epistemolgico di stampo pragmatista (Lipman si è sempre riferito al filosofo americano pragmatista John Dewey) per cui la verità ha per norma l’efficacia dell’azione e il consenso democratico del gruppo. Il nome Comunità di Ricerca, infatti, traduce l’inglese Community of Inquiry, che indica come la conoscenza sia il prodotto di un’indagine, quanto più libera e scevra da pregiudizi possibile, fondata in primo luogo sull’interrogazione. Sotto questo profilo si può dire che la Comunità di Ricerca esalta il valore produttivo di conoscenza dell’arte filosofica per eccellenza: porre delle domande. La finalità della Comunità di Ricerca non è arrivare a una soluzione definitiva. Piuttosto, i partecipanti a questa esperienza sperimentano la ricchezza di una pratica di condivisione del pensiero capace di gettare luce nuova su concetti o problemi spesso logorati da una riflessione superficiale e inappropriata. La ricerca sincera di un’autentica cooperazione all’interno del gruppo prende corpo nel rispetto di regole che suggeriscono di cercare di evitare la contrapposizione irrimediabile tra affermazioni differenti, per favorire invece l’attenzione a raccogliere dagli interventi dei propri interlocutori quanto può arricchire e sviluppare in direzioni originali la riflessione propria e dell’intero gruppo, in modo da includere all’interno della propria prospettiva  i vari suggerimenti e indicazioni che affiorino nel corso del dialogo. La Comunità di Ricerca si svolge in sessioni di circa un’ora, ma esprime al massimo le sue potenzialità se ripetuta in modo regolare con gli stessi partecipanti al gruppo (massimo una ventina).

 

Come si svolge

Generalmente – e soprattutto nelle prime sessioni – l’attività inizia con l’enunciazione di una serie di regole conversazionali (non molto dissimili da quelle del Dialogo Socratico) utili a creare il giusto clima di gruppo. Tra le tante “consegne” – solitamente formulate in modo non troppo determinato – che si usa dare al gruppo, ne ricordiamo due che ci sembrano particolarmente significative:

a)    siamo qui per fare un lavoro comune, come se stessimo costruendo insieme un castello di sabbia, proprio come fanno i bambini alla spiaggia: ognuno fa il suo pezzo, ma deve fare attenzione all’operato degli altri, per valorizzarlo e non distruggerlo;

b)    quando un’affermazione vi trova dissenzienti, invece di precipitarvi a confutarla sforzatevi di chiedervi a partire da quale punto di vista e da quale orizzonte esperienziale essa può avere un senso, includetela invece di escluderla.

Dopo l’introduzione sulle regole, l’attività si svolge secondo le seguenti fasi:

  1. presentazione e condivisione del documento-stimolo;
  2. formulazione da parte dei partecipanti delle domande a partire dal documento-stimolo;
  3. Identificazione e ricostruzione dei nessi tra le domande emerse (implicazioni, subordinazioni, contraddizioni, opposizioni ecc.);
  4. identificazione delle parole e dei concetti chiave, costruzione di aree tematiche e tesi fondamentali;
  5. definizione di meta-temi o meta-domande;
  6. indagine sui loro nessi e rapporti logici, approfondimento e discussione attraverso gli strumenti del ragionamento filosofico;
  7. formulazione di una domanda finale (o più), riassuntiva o comunque considerata come la più importante;

 

Il fatto che l’attività parta con una lista di domande e si concluda con una domanda (e non con un’affermazione) costituisce una delle peculiarità più spiccate della Comunità di Ricerca, e ne evidenzia l’orientamento e lo stile in modo paradigmatico.

 

Cosa accade

A differenza del Dialogo Socratico, che ricerca unanimità e convergenza, la Comunità di Ricerca tollera e valorizza dissensi e divergenze, benché inseriti in un ambito di forte cooperazione e rispetto dell’altro. Le regole e la  struttura della Comunità di Ricerca creano le condizioni perché il pensiero possa fiorire e prendere direzioni originali e inaspettate, con effetti fortemente generativi per ciascuno dei partecipanti, che sperimentano l’occasione di vivere in prima persona l’emozione e la fecondità di pensare insieme agli altri contemporaneamente all’instaurarsi di buone dinamiche relazionali. Con la Comunità di Ricerca la costruzione sociale e collettiva del pensiero, da ipotesi teorica affascinante ma astratta, diventa un’esperienza concreta, intimamente vissuta. Riassumendo, secondo le parole di Lipman, la Comunità di Ricerca favorisce il fiorire del pensiero collettivo su tre assi (le tre C): critical thinking, creative thinking, caring thinking. Il fatto più rilevante, forse, è che riesce a connettere in modo fecondo e armonico queste tre dimensioni, spesso tra loro separate.